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Alaimo sulle tracce di .... Brancusi

Di Gilberto Madioni

Tornado a parlare delle sculture di Daniele Alaimo, dopo avere visitato la grande esposizione di sculture contemporanee allestite dalla Galleria Kara in un parco di Ginevra, non posso non segnalare l'originalità delle opere dello scultore pisano.

Le sculture di Alaimo (una delle sue maxi sculture è stata da me voluta e installata fra le altre nel parco antistante la Valle di Follonica) richiamano alla memoria, come pure quella dei critici elvetici, quelle dell'inizio secolo del grande Brancusi e del giovane Modigliani, di cui oggi fra teste femminili e Cariatidi, restano solo venticinque opere sparse in vari musei. Infatti, attorno al 1910 a Parigi, quando il Cubismo metteva in evidenza i ritmi costruttivi, i nuovi scultori, tra cui appunto Brancusi e Modigliani, cercarono vie opposte ad ogni vibrazione atmosferica di origine impressionistica. Brancusi che pure aveva ammirato Rodin, tendeva già con chiarezza a modulare le forme chiuse, ovoidali, purissime nel ritmo.

Anche il giovane Modigliani aveva già eseguito la famosa "Testa di donna" ovale, perfetta nella modellazione ritmica.

E da Brancusi lo scultore-pittore livornese apprende il colloquio severo con al materia e la possibilità di accostarsi alle sculture Cicladiche, oltre a quelle dell'Africa Nera in quel periodo già note a Parigi. Le sculture Cicladiche rispondevano all'esigenza lineare che sente oggi pure Alaimo, più delle stesse sculture negre, che hanno nell'insieme altre irruenze.

Le sculture di Alaimo oggi, si impongono come nuovi idoli, sensibili, nella segreta inquietudine, insistendo sempre su una stessa tipologia, quasi maschere sospese di un rinnovato arcaismo, inteso come aspirazione alla purezza: e proprio in questa chiusa sensibilità sono i suoi accenti originali.

Nelle grandi opere di Alaimo è riunita una forte sensibilità ed una forza interiore spirituale oltre che pura forza fisica. L'opera che presentiamo "Senza Titolo" in marmo giallo di Siena, colpisce per la sua grande maestosità, forma e sintesi. E' strano come la critica italiana non si accorga di molti artisti emergenti a differenza della cultura europea. Il fatto è che i critici italiani attuali non sono conosciuti all'estero e neppure in Europa. Troppo fermi ed attenti al "mercato"d'arte del nostro Paese, finiscono per provincializzarsi.

Basti considerare che in Svizzera, ad esempio, il solo Vangi fra gli scultori italiani gode di una certa notorietà, oltre ad altri giovani fra cui gli Inglesi e lo stesso Alaimo da noi presentati e proposti, fra gli altri, per una grande esposizione di maxi scultori di artisti italiani a Ginevra.

E tornando ad Alaimo, nessuna meraviglia che galleristi italiani e critici del nostro Paese non se ne occupino. Specie quando l'arte contemporanea italiana attuale è "chiusa" su tre o quattro artistiche rispondono al facile mercato in Italia, ma illustri sconosciuti nel mercato estero.

Lo scultore pisano è giovane e farà molta strada forte delle sue convinzioni, oltre che delle sue capacità artistiche.

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